Misurare una miopia lieve, di -2 diottrie di equivalente sferico, in entrambi gli occhi, in un maschio di 45 anni, mai operato agli occhi, potremmo sottovalutare molto la sua condizione patologica.
Con un esame più approfondito, attraverso l'impiego della tecnologia di retinografia e OCT widefield, scopriamo una situazione più complessa e significativa, ossia l'apparenza del fondo oculare tipica di un occhio miope elevato!
È proprio l'ampia scansione OCT da 23 mm che porta alla luce la miopia elevata, con la coroide più sottile della norma e uno stafiloma (protrusione della parete oculare) nella zona nasale, ossia un'indicazione critica di alterazioni strutturali profonde.
Consideriamo che, secondo le definizioni classiche, per parlare di miopia elevata, dobbiamo trovare un occhio con una lunghezza assiale più elevata di 26 mm. La lunghezza assiale dell’occhio in questione invece misura 24,6 mm, quindi non molto più lunga di un occhio normale (circa 23 mm).
Ciò che emerge da questa “visione profonda” e approfondita, è un quadro che va al di là delle logiche convenzionali. Coroide, retina e nervo ottico di questo Paziente si rivelano essere quelli di un occhio altamente miope, sottolineando l'importanza di guardare oltre i dati di refrazione e di lunghezza assiale.
L'OCT e la retinografia widefield sono strumenti indispensabile in questo contesto. La loro capacità di esplorare ampie e profonde porzioni dell'occhio offre una panoramica dettagliata delle condizioni coroidee, retiniche e del nervo ottico, consentendo una valutazione più accurata dei rischi associati all'alta miopia.
Questo non solo rivoluziona la diagnosi e la gestione della malattia, ma invita anche alla riflessione sulle modalità tradizionali di valutazione della miopia elevata.
Grazie X il comunicato
Complimenti X la geniale scoperta.