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NON SMETTERE MAI DI IMPARARE


La carriera, i traguardi e le speranze per il futuro di Barbara Parolini


Intervista alla Dottoressa Barbara Parolini.

Autore Timothy Norris - Fonte: Eyesee


Con all'attivo più di settancinque pubblicazioni, la Dottoressa Parolini, Chirurgo libero professionista presso

EYECARE Clinic di Brescia, è una delle e dei maggiori esperti nazionali e internazionali di maculopatia miopica trattiva (MTM). Una lunga e proficua carriera dedicata inizialmente alla chirurgia refrattiva, con l'apertura di uno dei primi centri di chirurgia laser del nord-est nel 1998, per poi dedicarsi alla chirurgia della retina, della MTM in particolare, sempre mostrando un grande amore per tutti gli altri aspetti dell'oftalmologia.


Quale ritiene che siano i traguardi professionali che ha raggiunto e quanto ciò ha contribuito alla sua pratica quotidiana?


Le pubblicazioni di cui sono più orgogliosa, per le quali sono nota a livello internazionale, sono in ordine cronologico, ma non in ordine di importanza:

1. la tecnica chirurgica del trapianto di coroide per le maculopatie essudative;

2. la scoperta delle caratteristiche anatomiche e la risposta al trattamento

3. la descrizione della storia naturale della MTM e la riscoperta di questa tecnica chirurgica che è il piombaggio maculare. In relazione a questo, la creazione di un nuovo device medico dedicato e la descrizione della nuova tecnica chirurgica per impiantarlo.


Quali sono i più recenti sviluppi nella ricerca in questo settore e in quali è coinvolta?


Il primo aspetto è quello della conoscenza della MTM. Ho pubblicato moltissimo dal 2011 in poi riguardo la MTM, che è una delle complicanze della miopia patologica.

La tabella pubblicata nel 2020 descrive la storia naturale di questa patologia e adesso è nota e usata in tutto il mondo. Vedere la stadiazione citata da altri colleghi nelle pubblicazioni o durante i congressi è una soddisfazione immensa.

Il secondo aspetto è quello del trattamento.

Sono sempre più convinta del valore,

dell'efficacia e sicurezza del piombaggio maculare. È divertente, e anche molto gratificante per me essere invitata a parlarne letteralmente in tutto il mondo, mentre nel quotidiano ricevo moltissimi Pazienti non solo da tutta Italia, ma anche da molti Paesi all'estero;

lo spero veramente con tutto il cuore di poter affinare sempre più il disegno del piombaggio e che per la sua efficacia sempre più colleghi inizino a usarlo per i loro Pazienti; cosa che sta gia accadendo e lo considero un altro importante traguardo. Ricevo spesso messaggi da colleghi nel mondo con i risultati degli OCT pre e post-operatori dopo i primi interventi di piombaggio eseguiti da loro con il medical device disegnato da me.

Questo è un periodo storico interessante per la leadership femminile nelle società scientifiche. Tuttavia, la disparità di rappresentazione permane.


Quali sono, secondo lei, gli ostacoli e cosa si può fare per incentivare una maggiore equità nell'ambiente?


Personalmente non mi sono mai sentita osteggiata, né bloccata, né trattata con disparità. Ho sempre sentito attorno a me un grande rispetto e forse sono stata fortunata a incontrare le persone giuste negli ambienti giusti. Certo non ero figlia d'arte né avevo appoggi o raccomandazioni.

Non so se ha contribuito la mia scelta, del tutto anomala, di lascare completamente l'ambiente universitario subito dopo la specializzazione, diventando una libera professionista. Pur essendo del tutto self-made, ho sempre lavorato come se fossi stata in ambiente universitario, raccogliendo i dati del mio operato dai miei pazienti, analizzandoli e pubblicandoli. Non conosco un altro modo di lavorare. Devo dirvi la verità: i colleghi mi conoscono per le scoperte mie, non per quelle di altri.

La stragrande maggioranza delle mie pubblicazioni sono puramente frutto della raccolta dati dei miei lavori, dall'ideazione all'analisi alla scrittura dei manoscritti. Esiste qualche rara pubblicazione a cui non ho contribuito moltissimo, ma si tratta più di gesti di gratitudine da parte dei colleghi. Ho lavorato in tanti Paesi oltre

Nonostante molti pensino per esempio che nei Paesi arabi la figura della donna sia sminuita, lo mi sono sempre sentita trattare con grande rispetto anche li.

Ciò nonostante, vorrei comunque dare proprio una motivazione di spinta, di carica e di energia a tutte le mie Colleghe.

Vorrei spingerle a credere fino in fondo in loro stesse, a farsi strada con tutta forza nel mondo dove vogliono vivere. Perché, se hanno il desiderio, la voglia di essere in prima linea nella chirurgia della Oftalmologia e anche nella Chirurgia della retina lo possono fare, usando le armi della scienza, dell'onestà professionale, della trasparenza e del merito.

Vorrei incoraggiare a fare emergere situazioni di conflitto e di discriminazione quando si manifestano, e cercare aiuto per bloccarle sul nascere; vorrei anche incentivarle a portare avanti la vita protessionale a fianco del ruolo di mamma o di vita di coppia, se lo desiderano, perché credo che sia possibile farlo.

Quindi Donne avanti tutta con gentilezza e grinta!


Quali sono state le figure più influenti per la sua carriera?


Ho avuto la fortuna di incontrarne molte. Ne ho molte in ambito professionale e personale.

Devo ringraziare i colleghi dai quali ho imparato la chirurgia. La lista è lunga e sono sia in Italia che all'estero. Sono tutti miei punti di riferimento e mi hanno fatto crescere dal punto di vista professionale e personale. Ho passato molto tempo a girare proprio le sale operatorie. C'è stata una fase della mia vita intorno al 2003/2004 dove ho fatto tour delle sale operatorie in Europa e in altri Paesi, perché volevo imparare, volevo riconoscere altri modelli di lavoro e spingo anche altri a farlo perché è senz'altro utile confrontarsi. C'è sempre da imparare, imparare cosa fare, imparare anche cosa non fare e scegliere quelli che possono essere i propri modelli ideali. Sento di dover imparare cose nuove,

provo lo stesso stupore di sempre davanti a nuove tecniche o nuovi modi di fare le procedure che già conosco.

Al di fuori dell'ambito professionale, la figura più influente nella mia carriera è stato mio marito. Ha creduto in me fin dall'inizio e non solo non mi ha imposto limiti ma mi ha sempre aiutata in tutti i modi.

È tuttora così.


Quanto considera importante un buon rapporto con il paziente e la comunicazione nella sua pratica clinica?


È un argomento importantissimo. Anzi, considero sinceramente che la comunicazione col Paziente sia proprio il cuore e l'essenza del mio lavoro. È il momento in cui Paziente e Medico si conoscono e in cui deve scattare il rapporto di fiducia.

Il Paziente a volte aspetta anche molto tempo l'incontro con noi medici nell'ansia di sapere cos'ha, se ci sono soluzioni e che cosa proponiamo. A me piace molto entrare in contatto con la persona e non solo con l'occhio. So che non è facile: non tutti amano questo aspetto del lavoro, però mi rendo conto in modo palpabile dell'effetto taumaturgico che provano i Pazienti solo nel vedere, nel sentir parlare il proprio medico.

lo parlo col Paziente. Dedico molto tempo a spiegare la malattia e le alternative di trattamento. Il mondo ci propone costantemente nuovi modi di comunicare.

In questo momento della mia vita professionale, in particolare, sto cercando di migliorare l'aspetto dell'informazione, creando proprio dei testi semplici, dei video informativi che spiegano la malattia o il trattamento e col permesso dei Pazienti a registrare in forma audio o in forma video le nostre conversazioni, perché poi il Paziente le può riascoltare o rivedere a casa prima e dopo un trattamento.

La comunicazione è essenziale, ed è il cuore del rapporto di fiducia tra Medico e Paziente.


Quanto è importante la professione nella sua vita in una scala da 1 a 10?


Nove. Lascio il dieci alla mia famiglia!

Ho potuto realizzare la mia carriera protessonale vivendo anche una vita come moglie e come mamma di due splendide ragazze. Questo grazie a un grande supporto da parte di mio marito. Per la carriera ho sicuramente dovuto delegare tutto quello che non riuscivo a seguire, tranne l'educazione delle mie figlie.

Alla fine dei conti non c'è realizzazione più grande nella vita, oltre alla soddisfazione professionale, di sapere che le mie figlie vedono me e mio marito come modelli di vita.


Carriera professionale a parte, quali sono le sue passioni i suoi hobby?


Coltivo troppo poco i miei hobby e spesso mi riprometto di riprenderli in mano. Mi piace tantissimo cantare e disegnare a matita.

Mi piace in particolare disegnare ritratti realistici dei volti delle persone a me care, e quindi ogni tanto lo faccio. Di solito mi ci dedico nei periodi delle vacanze, quando non ho congressi o manoscritti da preparare.

Prometto sempre a me stessa di fare meno congressi e di disegnare di più e forse arriverà il momento giusto per farlo.

Mi piace tantissimo camminare e arrampicarmi in montagna, così come andare in cerca di funghi, frutti, erbe.

Nella preistoria sarei stata una raccogli-trice, una "gatherer"!

Mi piace fare marmellate e lozioni: le mie pozioni. Mi sento un po' alchimista.


La lampada di Aladino. Un desiderio, un'innovazione che vorrebbe ci fosse già oggi per i suoi pazienti.


Ne avrei tante! Però, rispondendo di getto, mi piacerebbe avere una soluzione per l'ipotonia, e per l'ipertono gravi. L'ipotono grave, soprattutto, è il punto di arrivo del chirurgo vitreoretinico, di qualsiasi chirurgo: non c'è soluzione.

Mi piacerebbe anche che ci fosse una soluzione per l'atrofia dei tessuti, in generale. Sarebbe bello poter dire ai pazienti che possiamo trapiantare tutti i tessuti e l'occhio riuscendo anche a ristabilire le connessioni nervose. In futuro voglio lavorare di più in ambito di medicina rigenerativa. E poi chissà che belle sorprese ci riserva il futuro, come Medici e come Pazienti!

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